Steven Spielberg
Le belle storie di Fotografia, raccontate da Mosè Franchi per ImageMag
Uno sguardo al passato per guardare al futuro con un occhio migliore.
La sua filmografia è imponente: circa i lungometraggi, si parte da “Duel” (1971), per arrivare a “Ready Player One” (2018). In mezzo tanti titoli, che lasceranno una traccia nella storia del cinema: belli da ricordare e rivedere (E.T., Minority Report, Schindler's List, Salvate il Soldato Ryan, la saga di Indiana Jones e tanti altri).
A noi, qui, piace celebrare l’inizio della “favola” Spielberg. Cortometraggi a parte, la pellicola d’esordio del cineasta americano è stata certamente Duel, che peraltro ha una firma “hitchcockiana”: il regista appare in un’immagine riflessa da una cabina telefonica. Il protagonista è all’interno e sta telefonando alla polizia.
Ovviamente si tratta di un attimo, perché nella sequenza successiva tutto scompare.
Il film vince su più fronti: nei tempi, nel ritmo, nel senso dell’azione. A Spielberg bastano pochi ingredienti per tenerci incollati alla poltrona: un’auto e chi la guida, un camion (del suo autista si vedono solo gli stivali) e tante comparse occasionali qua e là, in uno scenario western; il resto è spazio, tanto, infinito, l’ambito ideale dove sentirsi soli e indifesi.
Tra il “bestione” della strada e la berlina inizia qualche scaramuccia: sorpassi non concessi, tagli della strada e via dicendo. Dopo una sosta presso una pompa di benzina, inizia la vera lotta, il duello. Il “grande” vuole tamponare il “piccolo”, prepotentemente; in una sfida priva di retorica. Perché, guardando il film, non si fa il tifo per nessuno, tantomeno per un “buono” contro un “cattivo”.
E’ il divenire tutto a sorprendere, per via di un ingrediente fuori campo: il fatto che l’evento possa essere possibile anche per noi osservatori. Tutti abitiamo la strada e tante volte ci hanno dato i fari: i fermenti del Duel, anche se rari, sono dietro l’angolo.
Alla fine il camion avrà la peggio, precipitando in un burrone; e si lamenterà come un animale ferito.
Applausi.
Una nota importante. Il lungometraggio era nato per la TV e il successo arriverà dall’Europa. Spielberg, nel 1971, sarà anche a Roma, dove incontrerà Federico Fellini. I due passeggeranno per la capitale, col regista romagnolo a fare da cicerone. Sarebbe stato bello rimanere in loro compagnia.
Salutiamo quindi Steven Spielberg. I suoi film hanno occupato la vita di tanti e un’epoca intera. Tra molti anni, forse parleranno di “un’era” Spielberg: noi c’eravamo e siamo stati fortunati.
La fotografia: una scena del film Duel.