NEL GIORNO DELLA MEMORIA
Le belle storie di Fotografia, raccontate da Mosè Franchi per ImageMag
Uno sguardo al passato per guardare al futuro con un occhio migliore
WILHELM BRASSE, IL FOTOGRAFO DEL LAGER
Celebriamo il giorno della memoria con l’aiuto di un libro: “Il Fotografo di Auschwitz”, di Luca Crippa e Maurizio Onnis (Editore Piemme, 2 settembre 2014).
Il volume tratta della storia di Wilhelm Brasse durante la seconda guerra mondiale, vissuta, da detenuto, nel campo di concentramento di Auschwitz.
Chi era Brasse? Un fotografo professionista polacco. Divenne famoso come “Il fotografo di Auschwitz”. La sua vita e i suoi lavori sono stati raccontati da un documentario televisivo polacco, The Portraitist, del 2005.
Brasse nacque a Zywiec, in Polonia, il 3 dicembre del 1917. Suo padre era un soldato dell'esercito polacco. Brasse approcciò la fotografia in uno studio di proprietà della zia, nella città di Katowice. Mostrò subito un gran talento, particolarmente nel ritratto.
Dopo l'invasione della Polonia, nel settembre del 1939, gli fu proposto di entrare nella Wehrmacht.
Brasse non ne volle sapere. Tentò di fuggire, ma venne fatto prigioniero. Nonostante ciò, lui non modificò le proprie idee su Hitler; il che gli costò la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz (31 agosto 1949). Per sua fortuna, era un fotografo valente, così gli fu ordinato di ritrarre, a scopo di documentazione, i prigionieri del campo.
Brasse fotografò anche gli ufficiali e i tanti esperimenti chirurgici portati avanti da medici crudeli e senza scrupoli.
Agli inizi del 1945, dopo l'entrata dei sovietici in Polonia, i nazisti ordinarono a Brasse di distruggere tutte le fotografie, con anche i negativi. Lui non lo fece, rischiando la vita; e nascose la maggior parte delle immagini in una baracca-dormitorio.
L'Armata Rossa le troverà appena liberato il campo, conservandole sino a oggi.
Nel febbraio del 1945, Brasse fu trasferito nel campo di concentramento di Ebensee, dove rimase sino a quando le forze americane lo liberarono, agli inizi del maggio del 1945.
Dopo il ritorno nel paese natale, Brasse provò a riprendere il lavoro di fotografo, ma il suo sguardo era contaminato dai tanti fantasmi del lager. Non avrebbe mai più scattato fotografie.
Brasse morì a Zywiec il 23 ottobre 2012. Lui forse non è stato un eroe, e la fortuna gli ha salvato la vita. Rimane però il valore della sua testimonianza, narrata con cura dai due autori, attraverso le riflessioni del protagonista che, di fronte agli occhi dei detenuti, tante volte si sarà chiesto: “Perché?”.